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Under Skin – la prima personale in Italia di Andy Llanes Bultò

Sabato 21 novembre
inaugurazione alle ore 18
in via XX Settembre 35a, Verona

«Esta piel de mis poros / y mis alergias /
esta piel de mis pecas / y mis pecados /
de mis lunares / y cicatrices /
de mis erizos / y picazones /
esta piel de mis venas / y tus caricias …

(M. Benedetti, Flor de Piel, 1963)

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Te comeria cada milimetro de tu piel. Vorrei mangiare ogni millimetro della tua pelle. Vorrei unirmi a te, possederti nella maniera più viscerale. Un modo di dire, una metafora, che racchiude in sé l’essenza stessa della passionalità latina. Ana, Paulo, Yordi, Raul, Miguel, Sofia, Lisandra. Sono tutti lì a guardarmi, a invitarmi a “mangiarli”, con i loro grandi occhi e le loro labbra carnose e protese in avanti. Tutti lì, ammiccanti verso il mio sguardo.

Rimango piacevolmente vittima di questo gioco di seduzione, una trappola per la mia attenzione architettata con maestria da Andy Llanes Bultó (San Antonio de los Baños, Cuba, 1987). Tutto è più vero del vero. Resto lì, a perdermi nei loro sguardi e a fissare la tela, scrutando ogni piccolo particolare di questa pittura così puntuale, ogni sua minima rifinitura. Tra me e quei volti c’è ormai un’imbarazzante intimità, un’attrazione e un fastidio nello stesso tempo. Loro mi turbano, come ogni intimità che si crea tra sconosciuti. Davanti ad Ana o a Miguel, per un attimo volto lo sguardo altrove, ma poi decido di continuare a guardare. Mi soffermo a scrutarne la pelle, ne scorgo i piccoli pori e le sue più celate imperfezioni. Ogni piccola ruga, ogni piccolo segno. E mi ricordo che la pelle è il nostro organo più esteso. Che la prima vera esplorazione del mondo attorno a noi l’abbiamo fatta attraverso la pelle. Che il tatto è tra i cinque sensi di sicuro il più intimo. E che è proprio attraverso la pelle che entriamo in contatto con l’altro, con la sua essenza e il suo corpo. Ne sentiamo il calore, ne misuriamo l’eccitazione, ne cogliamo la disponibilità nei nostri confronti. La pelle è il limite tra il mondo esterno e l’interno del nostro corpo, la nostra carne e il nostro Io. Mi ricordo quelle parole che Lucian Freud ripeteva come un mantra nelle sue interviste: “voglio che la mia pittura sia carne”. E sembra che Andy abbia appreso la lezione del maestro tedesco.

Ma ad uno sguardo più approfondito, dagli occhi di Raul e di Lisandra traspare qualcosa di diverso rispetto a quel tormento fisico ricercato dal maestro tedesco. Qualcosa scorre sotto la loro pelle. Un flusso di energia, un soffio vitale. Un’anima. Non sono solo dei corpi quelli ritratti da Andy Llanes Bultó. Ed ecco forse perché la pittura di Freud si sfalda e marcisce in quelle pennellate dense e pregne di materia, mentre quella del giovane cubano tende a ricompattare il tratto, optando per una soluzione precisa e controllata, simbolo di questa ritrovata unità tra anima e corpo. E così, ad un tratto, quelli che ho davanti non sono solo dei volti, ma sono ritratti di essenze profonde, di personalità e di storie. Sono Ana, Paulo, Yordi, Raul, Yaser, Roldan, Miguel, Mabel, Sofia, Lisandra e lo stesso Andy (Autorretrato). Sono i ritratti di quanto c’è di nascosto sotto la loro pelle. Under skin, appunto. Sottopelle. Andy con la sua arte è riuscito ad arrivare là, dove scorre la linfa che nutre la vita. Sotto la nostra pelle, dove dimora l’anima umana. Adesso capisco il turbamento e il disagio che ho provato al primo sguardo. Più vero del vero, dicevamo. Andy Llanes Bultó giunge lì dove la pittura spesso fatica ad arrivare, sconfinando in un’indagine e in un’introspezione del personaggio più tipica della tecnica fotografica. La scelta di una rigida inquadratura in close-up e della monocromia, che si risolve in una variegata scala di grigi dalle tonalità fredde, testimoniano questo sconfinamento e questa mescolanza di tecniche. Nelle sue tele riecheggia la profondità dei ritratti di Richard Avedon, la sensualità dei primi piani di Helmutt Newton e l’introspezione psicologica dell’obiettivo di Yousuf Karsh. La sua è un’arte che si contraddistingue per un caldo rigore, un’emanazione di sentimento, di corpi intrecciati allo spirito. I ritratti di Andy trascendono il reale e, paradossalmente, affondano oltre l’apparenza fino alla sostanza, all’anima più pura e più potente delle cose. Ripenso alla prima volta che ho visto Mabel e Yaser. Al mio primo pensiero davanti ai loro occhi. A come è cambiato adesso il mio punto di vista. Te comeria cada milimetro de tu piel.

Leonardo Regano
La mostra sarà visitabile su appuntamento


Giovanni Monzon
ISOLO 17 Contemporary Art
Via XX Settembre 35/a
37129 Verona
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www.isolo17.com